Il ruolo delle istituzioni nella lotta contro la violenza digitale

La trasformazione digitale ha aperto nuove frontiere di comunicazione, ma al tempo stesso ha introdotto vie pericolose per la violenza e l’abuso, quali cyberbullismo, hate speech, sextortion, revenge porn e altre forme di aggressione online. Le istituzioni hanno un ruolo cruciale nel contrasto a questi fenomeni e sono necessarie azioni di prevenzione, educazione, regolamentazione e interventi concreti. Ecco una panoramica sui dati della violenza digitale e le opportunità di intervento istituzionale. Le istituzioni svolgono un ruolo fondamentale nella lotta contro la violenza digitale, fenomeno in crescita che minaccia la sicurezza online e i diritti delle persone. Attraverso leggi mirate, campagne di sensibilizzazione e programmi educativi, lo Stato e gli enti pubblici possono promuovere una cultura del rispetto digitale. È essenziale potenziare la collaborazione tra scuole, forze dell’ordine e piattaforme social per prevenire cyberbullismo, revenge porn e hate speech. Solo con politiche integrate e un impegno costante delle istituzioni sarà possibile garantire un ambiente digitale sicuro, tutelando la libertà e la dignità di ogni cittadino online.

Il fenomeno del cyberbullismo: caratteristiche e numeri

Il cyberbullismo è una forma di aggressione ripetuta e sistematica nel contesto digitale, fatta di insulti, minacce, diffusione di contenuti lesivi, esclusioni, umiliazioni e ricatti; spesso le vittime hanno difficoltà a sottrarsi a questi attacchi a causa della pervasività degli strumenti digitali. I numeri in Italia sono allarmanti: come emerge dai numeri di un’infografica Unicusano gli studenti che dichiarano di aver subìto cyberbullismo sono passati dal 18 % nel 2019 al 29 % nel 2023. Secondo il CNR, nel 2024 1 milione di studenti tra i 15 e i 19 anni hanno dichiarato di aver subito cyberbullismo. L’Istat segnala che quasi sette ragazzi su dieci tra gli 11 e i 19 anni hanno vissuto almeno un episodio di violenza online, e uno su cinque lo subisce in modo continuativo. Questi numeri mostrano che il fenomeno non è marginale: colpisce fasce ampie di giovani, con conseguenze psicologiche severe, e spesso resta sommerso.

Il ruolo delle istituzioni nella prevenzione ed educazione

La prevenzione è il primo passo per contrastare il fenomeno. Le istituzioni, nazionali, regionali e locali, devono promuovere educazione digitale, consapevolezza e culture del rispetto. A livello nazionale, ad esempio, il Ministero dell’Istruzione ha emanato linee guida per la prevenzione e il contrasto al cyberbullismo, prevedendo la costituzione del “Team Antibullismo” nelle scuole e la formazione del personale docente. Il governo ha anche istituito presso la Presidenza del Consiglio un tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del cyberbullismo, insieme al Dipartimento per le politiche della famiglia, con campagne informative periodiche e strumenti per le famiglie. A luglio 2025 è inoltre partito uno spot video per sensibilizzare sul tema del bullismo e cyberbullismo trasmesso in RAI e sui canali digitali come YouTube. Sul fronte educativo, le politiche scolastiche devono includere moduli curriculari sull’uso responsabile del web, educazione digitale e cittadinanza digitale, coinvolgere gli studenti in percorsi di peer education e promuovere alleanze scuola-famiglia-territorio. Le istituzioni locali (Regioni, Enti locali) possono sostenere progetti territoriali, sportelli di ascolto, interventi nelle periferie e collaborazioni con associazioni civiche e del terzo settore.

Verso una strategia sistemica: collaborazione e responsabilità condivisa

Le istituzioni da sole non bastano: bisogna attivare una rete collaborativa che include le stesse piattaforme digitali coinvolte, al fine di introdurre sistemi di moderazione più efficaci, algoritmi che segnalino abusi, procedure di rimozione semplici e responsive, obblighi di trasparenza. Le famiglie e gli educatori vanno inoltre supportati per essere pronti a riconoscere e affrontare episodi di questo tipo attraverso corsi, materiali informativi, strumenti di controllo parentale e azioni di sensibilizzazione. Occorre che le istituzioni finanzino in modo stabile progetti territoriali, enti del terzo settore, sportelli, piattaforme digitali anti-violenza e servizi di assistenza psicologica per le vittime.